“Mia madre è un fiume” di Donatella Di Pietrantonio RECENSIONE

10 Maggio 2019 0 Di Rosalba
Book Cover: "Mia madre è un fiume" di Donatella Di Pietrantonio RECENSIONE

Carissimi Book lovers, il libro di cui vi parlo oggi narra le vicende di Esperina Viola, malata di una forma precoce di senilità, raccontatele dalla figlia per ritardare il processo mnemonico causato dalla malattia - Leggete la mia recensione.

“Mia madre è un albero. Alla sua ombra mi son giustificata. Si secca, anche l’ombra si riduce. Presto sarò allo scoperto.”

Sinossi

Una donna, ormai anziana, mostra i primi segni della malattia che le toglie i ricordi, l’identità, il senso stesso dell’esistenza. È tempo per la figlia di prendersi cura di lei e aiutarla a ricostruire la sua storia, la loro storia. Inizia così il racconto quotidiano di piccoli e grandi avvenimenti, a partire dalla nascita della mamma, Esperia, e delle sue cinque sorelle, nate da un reduce tornato comunista dalla Grande Guerra e da una contadina dritta ed elegante, malgrado le fatiche della campagna, degli animali e della casa. I fili delle loro esistenze si svolgono dagli anni Quaranta fino ai nostri giorni, in un Abruzzo “luminoso e aspro”, che affiora tra le pagine quasi fosse una terra mitologica e lontana. Giorno dopo giorno sfilano i personaggi della famiglia, gli abitanti del piccolo paesino ancora senza acqua né luce; personaggi talmente legati a una terra avara, da tollerare a malapena trasferimenti a breve distanza – la ricerca di un lavoro, l’occasione di poter frequentare una scuola “in città” – partenze che si trasformano in vere emigrazioni con il solo scopo del ritorno. Sono ricordi dolcissimi e crudeli, pieni di vita e di verità, che ricostruiscono la storia di un rapporto e di un’Italia apparentemente così lontana eppure ancora presente nella storia di ognuno di noi.

 

 

 

“Ti chiami Esperia Viola detta Esperina. Come una viola sei nata il venticinque marzo millenovecentoquarantadue, in una casa ai confini tra i comuni di Colledara e Tossiccia.”

Comincia così la storia che la figlia racconta a Esperina, un viaggio lungo la loro vita, tra dolore e risate, in un Italia grezza del dopoguerra, dove non c’è elettricità e prevale l’analfabetismo. In ogni loro incontro la figlia racconta un pezzo della sua vita e non manca il rimprovero nei confronti della madre, nell'essere stata, poco amorevole e poco presente, un amore/odio che si alterna a recriminare o giustificare le azioni o gli atteggiamenti avute nei confronti dei figli.

Viene raccontata la vita di ogni giorno, con le montagne che fanno da sfondo a una vita fatta di lavoro. La campagna, gli animali, la casa, un lavoro duro ed estenuante e subire anche le angherie del mezzadro don Cesidio. I bambini fanno molti chilometri per raggiungere la scuola, i padri sono emigrati per poter sfamare la famiglia.

E allora si passa dal racconto del passato al presente, alla sofferenza di vedere la madre appassire giorno dopo giorno, la paura di qualcosa di più grande di lei.

“Ci spaventa l’illusione che stia bene, anche per un solo giorno. Siamo malati con lei.”

Ma in quell'andirivieni, la figlia vede il padre soffrire in silenzio, li attanaglia la paura di qualcosa che non si può controllare. I racconti da parte del padre di quello che vede fare alla moglie li scuote nell'animo.

“Stiamo a lungo in silenzio, evitiamo d’incrociare gli sguardi per non specchiarci nel dolore dell’altro.”

Fin dall'inizio si capisce che il racconto esige molta attenzione, richiede tempo per capire quello che succede, deve essere elaborato lentamente, catturarne ogni sfumatura. Ogni cosa è raccontata in maniera rude, le parti crude descritte minuziosamente ed è proprio questo a rendere il racconto reale. La figlia lotta contro i suoi stessi sentimenti, il rancore verso la madre combatte contro la malattia.

“Quando morirà sprofonderò nella colpa che mi vado costruendo giorno per giorno. Sarà pronta per il suo funerale. La colpa è vuota. E’ il vuoto delle mie omissioni. Ometto l’amore, le mani. La cura di cui più ha bisogno, lascio che le manchi. Le somministro la sua storia e ogni dodici ore la memantina idrocloruro da dieci milligrammi, compresse divisibili, con la moderata speranza che rallenti la degenerazione dei neuroni.”