Mathilda di Mary Shelley – RECENSIONE

26 Agosto 2019 0 Di Rosalba
Book Cover: Mathilda di Mary Shelley - RECENSIONE

Carissimi Book Lovers, oggi Recensione sul romanzo di Mary Shelley “Mathilda”, lo ha letto per noi Roberta.

 

Dopo una serie di tragici lutti, tra cui quello del marito, Mary Shelley scrive il racconto Mathilda, condito da alcuni elementi autobiografici, sfoggiando tutte le sue doti di romantica drammaticità.Mathilda, sedicenne ricca di nascita ma orfana di madre, abbandonata da un padre che le dà la colpa per la scomparsa dell’amata sposa, è costretta a crescere con una zia avara di sentimenti. Quando il padre decide di tornare da lei, succede qualcosa di inaspettato: la somiglianza della fanciulla con la madre è sorprendente al punto che l’uomo la crede una reincarnazione dell’adorata Diana, così da innamorarsi della figlia. Un racconto che è ossessione e passione, sfogo e dolore, lo stesso provato da Mary Shelley in vita. La sua penna sapiente rende immaginario quel che è stata per lei realtà.

 

 

 

Recensire un libro dal calibro di Mary Shelley non è per niente facile, anzi semmai l’esatto contrario. I motivi sono vari, tra cui innanzitutto il tema trattato: il dolore; e poi perché una storia vissuta in un epoca così lontana dalla nostra sembra alle volte quasi irreale, fantascienza e difficile da comprendere.

La scrittura della stessa Shelley, favorisce la comprensione del testo e la profondità dei sentimenti che la stessa Mathilda prova, sente e con cui cerca di convivere.

Il dolore che si prova per la perdita di un genitore è sempre attuale, allora come lo è ora, sembra impossibile da superare e alle volte crea uno strato di così profonda apatia per il resto del mondo, da sembrare indifferente a tutto e tutti se non a se stessi.

Mathilda ha un dolore in più rispetto ad altri, perché il peso della morte del suo amato padre le aggrava sulle spalle, essendone lei stessa stata la causa, anche se involontariamente.

Il padre infatti non riesce a gestire l’amore perverso, sbagliato e malato che prova nei confronti della figlia, tanto da togliersi la vita. Ciò libererà lui dal tormento ma rovinerà per sempre l’esistenza della medesima, costringendola ad una vita piena di dolore, pentimento e rammarico per una colpa che lei stessa non può farci niente.

La somiglianza infatti che lei ha con la sua defunta madre, di certo non è una colpa della quale può farsi carico, eppure è la causa principale, se non la sola a dar inizio a tutto.

Leggere questo testo è stato come catapultarsi all’interno dell’animo di Mathilda e vivere con lei il suo dolore, la sua profonda apatia nel riprovare sentimenti felici come la gioia o la serenità, e costernarsi insieme a lei per riuscire a trovare la fine tanto desiderata: la morte.

Anche in quest’ultima fase bisognerà riflettere su ciò che avviene dentro di lei. Il fatto stesso di desiderare così tanto ardentemente di ricongiungersi con il padre, e quindi voler morire a tutti i costi, ma non riuscirci per paura e timore di compiere un atto innaturale come il suicidio.

La profonda connessione di Mathilda con la natura da sempre, sin dall’inizio del testo è il legame univoco e indissolubile che la tiene ancorata alla vita anche quando tutto ciò che di più caro a lei, non esiste più.

“ La mia era una vita pigra e inutile, era così; ma non si può dire al giglio di distendersi se piegato dalla tempesta, di

 sbocciare come prima.” 

Profondo, inquieto e doloroso, Mathilda porta alla luce il suo dolore in queste ultime ore della sua vita. Libera il suo cuore dal tormento che ormai da anni si porta dentro come un grosso fardello e riuscendo a sviscerare tutto ciò che ha segretamente tenuto nascosto, vi catapulterà con lei nel suo medesimo stato.

Consiglio la lettura ad un pubblico pronto e aperto a calarsi o cimentarsi nella parte e a fare un viaggio dentro di se tramite la protagonista.