Le donne dei Calabri di Montebello di Simonetta Tassinari – RECENSIONE
Carissimi Book Lovers, oggi vi parlo del romanzo di Simonetta Tassinari "Le donne dei Calabri di Montebello", in collaborazione con la casa editrice Corbaccio.
Scheda Tecnica
- Titolo: Le donne dei Calabri di Montebello
- Autore: Simonetta Tassinari
- Data di Pubblicazione: 30 Settembre 2021
- Genere: Romanzo storico
- Casa Editrice: Corbaccio
- Pagine: 540
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Trama
Anno Domini 1657. Elisabetta Calabri di Montebello, detta Betta bai, vive tra i boschi dell’Appennino tosco-romagnolo e sogna la vita fiorentina alla corte dei Medici. Il marchese Giangiacomo, suo padre, è uno scienziato in odore di eresia perché seguace di Galileo. Vedovo e immerso in studi che tiene segreti e in esperimenti che compie nelle antiche miniere di famiglia, ha affidato l’educazione della figlia alla propria sorella, suor Carmela del Gesù, al secolo Barbara Calabri, che vorrebbe sposare la nipote a un signore del luogo per poterle stare sempre vicino e non disperdere gli sterminati possedimenti. In una mattina di luglio, giunge però a villa Calabri un cavaliere: Filippo Salimbeni, nobile medico fiorentino, in viaggio verso Bologna per conto del granduca di Toscana. A cena Filippo conosce Elisabetta: è un colpo di fulmine, finalmente Betta bai può realizzare il sogno di trasferirsi a Firenze. Ma la capitale del granducato non è esattamente quel che si era immaginata. La libertà di cui aveva goduto diventa ben presto un lontano ricordo nell’atmosfera bigotta di casa Salimbeni e in quella stantia di una corte e di una città in piena decadenza, con un marito sempre più distante e preso dalle sue ambizioni di medico. Dalla sua parte avrà sempre la zia che gli invierà in soccorso una vecchia e, per una suora, insospettabile conoscenza: Ludovico Manobruna, uomo di corte e libertino, grazie al quale Elisabetta riesce a farsi conoscere e apprezzare in città e, finalmente, a ipotizzare un futuro radioso per sé e per il figlio che sta per nascere e che riempie di gioia lei e Filippo. Ma nel «secolo di ferro» i pregiudizi e un’ortodossia soffocante si intrecciano ai destini delle persone mettendone a rischio la felicità e anche la vita stessa... Ambientato in un periodo pieno di suggestioni, il Seicento della decadenza di Firenze e dell’Italia intera, ma anche della rivoluzione scientifica, in bilico tra antico e moderno, “Le donne dei Calabri di Montebello” segue la storia di tre generazioni di una famiglia di antica nobiltà feudale e soprattutto quella di tre donne, Barbara, Elisabetta e Camilla, donne inserite nella loro terra e nel loro tempo, ma anche libere e anticonformiste, forti e romantiche, capaci di inseguire i loro sogni e di lottare per realizzare il loro destino.
Barbara, Elisabetta e Camilla sono le nostre protagoniste, tutte e tre fanno parte della stessa famiglia, anche se di generazioni diverse. Elisabetta è una ragazza romantica, una marchesina che ancora non sa cosa c'è fuori dal castello; è una sognatrice, educata dalla zia Barbara.
Camilla è una donna audace e moderna, è quella che più mi ha colpita con il suo carattere esuberante e anticonformista.
Siamo nell'Italia del 1657, un periodo complesso anche dal punto di vista politico.
Elisabetta incontra Filippo Salinbeni e se ne innamora, insieme si trasferiscono a Firenze ed è proprio qui che inizia una saga familiare tutta al femminile. Elisabetta non troverà ciò che si aspetta, la libertà che ha sempre avuto diventerà un ricordo lontano, il marito sarà distante, preso sempre più dal suo lavoro di medico.
Simonetta ha fatto sicuramente delle ricerche, i contesti storici sono ben curati e tengono incollati il lettore alle pagine non annoiando mai. In queste pagine risalta molto la forza delle donne, Elisabetta spicca per la lotta alla libertà. Una storia piacevole che mi ha affascinato grazie anche alla scrittura ipnotica dell'autrice e devo dire che mi ha anche emozionata.
Un romanzo di grande valore soprattutto verso le donne che hanno fatto grandi gesta ma che vengono poco valorizzate solo perchè in quel periodo storico esse non venivano considerate o quantomeno le si dava poca importanza.
"Senza una donna non c'è famiglia né casa".