Fiore di roccia di Ilaria Tuti – RECENSIONE

Fiore di roccia di Ilaria Tuti – RECENSIONE

21 Agosto 2021 0 Di rosa78gervasi
Book Cover: Fiore di roccia di Ilaria Tuti - RECENSIONE

Carissimi Book Lovers, oggi vi porto la recensione di un bellissimo romanzo che mi ha completamente coinvolta, si tratta di "Fiore di roccia" di Ilaria Tuti. Venite con me a conoscere le Portatrici.

 

Scheda Tecnica

  • Titolo: Fiore di roccia
  • Autore: Ilaria Tuti
  • Data di Pubblicazione: 8 Giugno 2020
  • Genere: Narrativa storica
  • Casa Editrice: Longanesi
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Sinossi

«Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche chi è rimasto nei villaggi, mille metri più in basso. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle. Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame. Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore. Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini - diavoli bianchi, li chiamano - ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i «fiori di roccia». Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l'eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall'inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire. Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.» Con "Fiore di roccia" Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte durante la Prima guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle Portatrici per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.

 

Devo essere sincera, non conoscevo questa parte di storia forse perchè non se n'è parlato molto, ma è stato un errore perchè queste donne hanno fatto la differenza, sono state molto importanti durante la prima guerra mondiale, sono rimasta senza parole nel sapere quale ruolo fondamentale hanno avuto.

L'autrice ci racconta questa parte di storia con gli occhi di una donna, la protagonista, che ha vissuto insieme ad altre donne un periodo storico tragico, la grande guerra. Ha curato il padre malato, ha caricato la gerla sulle spalle, carica di munizioni, medicine e cibo e, insieme alle altre, ha scalato le montagne per portarli ai soldati. Le gerle erano pesantissime, a molte di loro si piegava la schiena. Al ritorno, riportavano le gerle vuote e i soldati feriti o morti. Quelli morti dovevano seppellirli loro, a volte anche il proprio sangue.

"Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini – diavoli bianchi, li chiamano – ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i “fiori di roccia”.

Conosceremo donne che non dimenticheremo più, Caterina, saggia e matura; Lucia, con il suo dolce sorriso che riesce a tranquillizzare, Maria, con il rosario sempre tra le dita e le preghiere continue e Agata, la nostra protagonista, che con il suo canto richiama le sue amiche.

Una storia che sicuramente entra dentro, donne che hanno fatto davvero tanto, che hanno vissuto nella paura della guerra, sempre sole a dover affrontare tutto. Eppure le gerle pesanti non sono riuscite a piegarle, la loro forza è andata ben oltre, le ha spinte la determinazione, il bisogno che gli altri avevano di loro.

Le Portatrici, donne di cui si dovrebbe parlare più spesso, che tutti dovrebbero conoscere e, con questa recensione, mi faccio portavoce per loro, affinchè più persone vengano a conoscenza di una parte di storia di cui si è taciuto per troppo tempo.

Faccio i miei complimenti all'autrice che, con uno stile di scrittura fluido e scorrevole, a volte anche crudo, ma necessario, è arrivata dritta al mio cuore. Sono felice di aver letto questo romanzo, le Portatrici sono donne che vanno ricordate e tenute come un tesoro prezioso che ha fatto parte della storia.

"Ho scelto di essere libera. Libera da questa guerra, che gli altri hanno deciso per noi. Libera dalla gabbia di un confine, che non ho tracciato io. Libera da un odio che non mi appartiene e dalla palude del sospetto. Quando tutto attorno a me era morte, ho scelto la speranza."