Da qualche parte starò fermo ad aspettare te di Lorenza Stroppa – RECENSIONE

Da qualche parte starò fermo ad aspettare te di Lorenza Stroppa – RECENSIONE

10 Marzo 2021 0 Di rosa78gervasi
Book Cover: Da qualche parte starò fermo ad aspettare te di Lorenza Stroppa - RECENSIONE

Carissimi Book Lovers, oggi vi parlo di un romanzo bellissimo, di quelli che ti fanno soffrire, ti spezzano il cuore e che poi ti fanno rinascere. Si tratta di "Da qualche parte starò fermo ad aspettare" di Lorenza Stroppa, edito dalla casa editrice Mondadori.

 

Scheda Tecnica

Titolo: Da qualche parte starò fermo ad aspettare te
Autore: Lorenza Stroppa
Editore: Mondadori
Serie: Autoconclusivo
Data pubblicazione: 11 Febbraio 2020
Genere: Narrativa
Pagine: 288
Formato: digitale (euro 9,99) cartaceo (euro 18,00)
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Sinossi

Diego non è un tipo da traguardi convenzionali, non cerca certezze, tantomeno relazioni stabili. Vicino ai quarant'anni, vive insieme alla gatta Mercedes in una mansarda vista laguna a Venezia e colleziona avventure senza troppi pensieri. La sua grande passione da sempre sono i libri e le parole, e ne ha anche fatto una professione: lavora come editor in una casa editrice. Per questo quando un giorno, mentre sta facendo la spesa al supermercato, trova per terra un'agenda, non può che rimanere colpito da ciò che vi è scritto. L'agenda appartiene a una certa Giulia Moro, che vi ha appuntato una singolare to do list, una lista di cose da fare che a un certo punto si interrompe misteriosamente. Incuriosito, Diego si mette sulle tracce di Giulia, pittrice di talento ma tormentata da un dolore che le impedisce di utilizzare il rosso - il colore del sangue, del fuoco, del cuore - nei suoi quadri. Diego si fa trovare, apparentemente per caso, nei luoghi indicati nell'agenda di Giulia: quando i due si parlano per la prima volta, tra loro scatta un'immediata attrazione. Ma Diego pensa di essere troppo inaffidabile per riuscire ad amare, e per Giulia l'amore non rientra affatto nella sua to do list... Con una scrittura delicata e sapiente, Lorenza Stroppa, qui al suo esordio con Mondadori, attraverso le voci alternate dei due personaggi ci conduce nei vicoli e nelle strade fatte d'acqua di una Venezia intrigante e luminosa, lontanissima dai cliché turistici, e delinea una mappa non solo geografica ma sentimentale: riusciranno parole e colori a trovare il linguaggio dell'amore?

 

"Di che colore è il vento?"

Può sembrare strano ma già da questa prima frase ho capito che il romanzo mi avrebbe fatto tremare il cuore. Una storia intensa, che entra dentro senza neanche rendercene conto e ci scompiglia l'anima.

Diego e Giulia sono i personaggi principali, molto diversi, ognuno con i propri problemi. 

Diego a quasi quarant'anni si ritrova a vivere da solo, insieme alla sua gatta, con nessuna intenzione di mettere la testa a posto. Non vuole assolutamente legami seri, preferisce di gran lunga stare libero. Lavora come editor per una casa editrice, ama tantissimo leggere. E' un tipo di poche parole, difficile capire il suo carattere, non dimostra facilmente quello che sente.

"Non mi sono mai fermato, non ho mai messo radici, non ho neppure provato a conoscere abbastanza una donna da imbastire con lei una relazione seria. Non fa per me, io non sono il tipo da grandi traguardi, da certezze, da figli."

Un giorno, in un supermercato, trova un'agenda che appartiene a Giulia Moro. Quando comincia a sfogliarla, capisce sin da subito che lei non è una persona come le altre, appunta tutto quello che deve fare, ma il particolare che lo colpisce di più è che i suoi impegni, in realtà corrispondono ad una lista di cose da fare fino ad un giorno segnato più volte . In quella data finisce l'elenco. Questo lo incuriosisce molto e decide di scoprire chi è Giulia. Non è difficile trovarla, perchè Giulia è una pittrice ed ha anche uno studio dove dipinge e vende quadri. Così, come fosse un caso, lui la conosce, e scopre che è una donna molto bella, ma anche molto distaccata. 

Giulia ama tantissimo dipingere, quando è davanti a una tela, lei vola, come i gabbiani nel cielo. Solo il rosso non utilizza più, un colore che ha diversi significati, passione, amore, sangue. Un colore che appartiene a un giorno in cui la sua anima è stata distrutta insieme al suo cuore, un giorno in cui il dolore è stato talmente grande da non poterlo contenere. Un dolore che ancora adesso, a distanza di anni, continua a portarsi dentro e continua a logorarla. 

Quando Giulia conosce Guido, non pensa assolutamente ad una relazione con lui, è solo un cliente. Eppure continua ad incontrarlo per caso, in tutti i posti dove va lei. Piano piano tra i due nasce un'amicizia, ma Giulia è rotta, non pensa di poter mai avere qualcuno da amare nella sua vita. Guido, dal canto suo, non vuole complicazioni, sta bene così com'è, allora perchè con Giulia si sente diverso? Perchè la pensa sempre?

Un sentimento si insinua tra questi due personaggi, diversi ma con una solitudine dentro che distrugge solo a pensarlo. Guido ha una famiglia che spesso lo soffoca e non lo comprende, nessuno mai è stato in grado di leggergli dentro, ma Giulia sembra vedere oltre, e questo lo spaventa.

L'autrice ci fa amare anche l'ambientazione, impossibile non essere conquistati dalla città di Venezia, con le descrizioni minuziose e i paesaggi facili da immaginare, e con la scrittura che definirei poetica. Una storia che ci porta alla vita reale, al fatto che una tragedia può cambiare tutto, che può fare inginocchiare, ma ci fa capire anche che niente succede per caso, che forse ci si può rialzare e andare avanti nonostante tutto. Eppure una domanda mi ha accompagnato per tutta la lettura: Quanto dolore può sopportare una persona? Non sono riuscita a darmi una risposta, perchè forse non ce n'è, eppure Giulia ci dimostra che c'è una forza dentro di noi che va oltre l'immaginabile. Mi sono emozionata e, in molte occasioni, ho avuto il magone, questo e molto altro trasmette il romanzo. Lo consiglio assolutamente.

"Quante volte possiamo romperci e ricostruirci? Anche se fuori sembra tutto a posto, riparato, in realtà le crepe restano dentro, invisibili, sono come delle cicatrici mai del tutto rimarginate che, al minimo tremolio, minacciano di riaprirsi."