Cronache delle principesse addormentate di Giancarlo Attili – BLOG TOUR

Cronache delle principesse addormentate di Giancarlo Attili – BLOG TOUR

18 Febbraio 2021 0 Di rosa78gervasi
Book Cover: Cronache delle principesse addormentate di Giancarlo Attili - BLOG TOUR

3° TAPPA BLOG TOUR

Carissimi Book Lovers, oggi il blog partecipa alla prima tappa del blog tour del romanzo di Giancarlo Attili "Cronache delle principesse addormentate", in collaborazione con la casa editrice Infinito Edizioni. In questa tappa conosceremo l'autore.

 

1° Tappa

"There is no mark on the wall to measure the height of women in history". Virginia Woolf, “Una stanza tutta per sé” (A Room of One's Own), 1929.

Giancarlo Attili vive a Roma, dove è nato nel 1961; le origini, saldamente radicate nelle montagne della Marsica, ne segnano i valori e il carattere: spigoloso, gentile, leale, intransigente. Particolarmente sensibile ai temi dei diritti umani, in special modo dell’infanzia e delle donne, si occupa da anni di progetti no profit in Italia e all’estero. Lavora come Business Developer nei settori delle energie rinnovabili, delle telecomunicazioni, dell’ambiente e dell’innovazione tecnologica.

Nel solco già tracciato dalle precedenti opere, “Cronache degli orchi” e “Cronache dei giganti”, orientate su temi sociali e dei diritti umani, questa volta le “Cronache delle principesse addormentate” sono rivolte alle donne e alla loro posizione nella società e nella storia.

La cifra letteraria è di nuovo quella del racconto di magia con linguaggio, schemi, e personaggi tipici della fiaba: la principessa oppure un eroe e il suo l’antagonista, talvolta con un aiutante magico, affrontano un viaggio, debbono superare una prova, tentare un salvataggio per fare infine ritorno. La collocazione nello spazio e nel tempo è indefinita, i contenuti sono invece drammaticamente contemporanei. La fiaba diventa in questo modo il filtro attraverso il quale, come in uno specchio colorato, possono essere osservati eventi, abitudini, vizi e costumi contemporanei in un “non qui” e “non ora” dove altri, “non noi”, compiono o lasciano che si compiano le peggiori ingiustizie contro le donne.

Nei venti racconti che compongono il libro sono narrate le storie di molte donne che quasi sempre riescono a ritrovarsi dopo essersi perdute: prigioniere della propria bellezza, vittime della violenza e della prevaricazione, oppure tenaci ed eroiche ribelli. Le protagoniste di altri racconti sono, al contrario, donne ciniche e spietate, carnefici senza remore che assumono nella fiaba i modi e i comportamenti che, nella vita reale, sono tipici dei maschi, “perché le donne che ho visto all'opera nei luoghi di potere sono esattamente come gli uomini. Per una semplicissima ragione: il potere non ha sesso. Così come non ha sesso l'autorità” (Elisabeth Badinter).

 

2° Tappa

Le donne, i popoli soggiogati, gli schiavi, i cavalli domati: tutti coloro che sperimentano la sottomissione, alla fine, si abituano.

La storia della specie umana è sempre stata segnata dalla prevaricazione dei maschi nei confronti delle donne, oggetto nei secoli di ogni forma di sopraffazione: fisica, politica, morale e culturale. In tempo di guerra le donne, oltre al lutto e alla miseria, hanno sempre pagato anche il prezzo dell’umiliazione, con l’arma dello stupro, l’imposizione di aborti, matrimoni e gravidanze forzate, subendo perfino, ove siano riuscite a sopravvivere, lo stigma sociale del disonore. Ma la posizione delle donne nella società è stata sacrificata anche e soprattutto in tempo di pace.

Ne sono evidenza la negazione dei diritti politici, la limitazione nell’accesso all’istruzione, la subordinazione legale alla potestà maschile e più in generale la dipendenza economica dal lavoro dei maschi e la reclusione culturale in un ruolo esclusivamente privato regolato dal matrimonio. Infatti: nel matrimonio la donna, privata del suo nome, perde la sua identità significando il passaggio di proprietà che è avvenuto tra il padre di lei e il marito. (Carla Lonzi, dal “Manifesto del movimento femminista”).

I personaggi fiabeschi delle “Cronache delle principesse addormentate”, tutti femminili, rappresentano tre diversi aspetti della condizione delle donne: la sottomissione, l’esigenza della perfezione, e infine la forza ribelle e rivoluzionaria dell’amore.

In alcune delle fiabe si racconta quindi l’esperienza dolorosa della sottomissione in guerra come in pace. Utilizzando talvolta una spiazzante inversione dei ruoli maschile e femminile, si trovano tra le pagine episodi di violenza di genere, sfruttamento sessuale, stupri di guerra e, allo stesso tempo, ribellioni e rinascite (La nazione delle donne, Al gran mercato della fibbia, Zaboravljena Djeca Rata, Io sono io, Di quel che accade a Cucuso, Come nascono gli orchi, Germe di grano, La meravigliosa promessa).

A causa di atavici condizionamenti sociali e culturali, pare che le donne si sentano costrette a dimostrare la propria adeguatezza in ogni contesto, sempre e in ogni istante. Questo le porta a una estenuante quanto vana ricerca della perfezione e della bellezza, poiché è difficile mantenersi a lungo in uno stato di perfezione, e per legge naturale ciò che non può progredire, regredisce. (La figlia di Hasanaginica, L’Ape Regina, I due gemelli, Il castello interiore, Dopo l’anima).

In altri racconti, infine vengono rappresentati il coraggio, la forza e la sensibilità delle donne come valore rivoluzionario, forse in grado di operare un reale cambiamento del mondo (Come può una madre, La piccola fata, Ti proteggerò, Il risveglio delle principesse, Idola, La sparizione del fanciullo, Il Dono).

 

3° Tappa 

“Le eterotopie inquietano, senz'altro perché minano segretamente il linguaggio, perché vietano di nominare questo e quello, perché spezzano e aggrovigliano i luoghi comuni.” (Michel Faucalt, in “Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane”).

Per dare evidenza della condizione della donna nella società di oggi (come peraltro in quella di ogni tempo) sarebbero sufficienti le cronache quotidiane. Si potrebbero anche ricordare illustri donne del passato che si sono ribellate e che sono state per questo trattate come meretrici, pazze o streghe. L’obiettivo non era però raccontare la nuda cronaca o scrivere agiografie di martiri e di sante. È per questo motivo che tutte le vicende narrate, seppure ispirate a fatti e persone reali oppure a personaggi della letteratura, sono dislocate nei luoghi indeterminati della fantasia: un regno lontano, un castello, un villaggio sperduto nella foresta. Il luogo sembra apparentemente un “altrove”, un “non qui”, e il momento della storia “un tempo lontano”, un “non ora”. Ma è solo un inganno: tutto ciò accade sotto i nostri occhi, qui e ora, nel freddo specchio della nostra abitudine che si veste di indifferenza.

Questo è il regno della fantasia: Eterotopia. Essa è il luogo/non luogo dove l’immaginario incontra il reale; è il cimitero dove il mondo dei vivi si riflette in quello dei morti; oppure è la prigione che separa il buono dal cattivo; è il manicomio da dietro le cui sbarre ci osservano quelli che abbiamo giudicato pazzi. I confini di Eterotopia passano nella nostra coscienza, separando la realtà dall’immaginazione, la follia dalla ragione, la bontà dalla cattiveria.

In questo mondo fantastico si trovano piccoli e grandi regni, palazzi maestosi come quello di Atlante e fortezze come il castello interiore di Teresa de Avila, oppure varchi proibiti come la porta davanti alla legge di Joseph K. Il paesaggio è ricolmo di foreste in cui perdersi e di sentieri lungo i quali ritrovarsi, di giardini incantati, caverne abitate da streghe, tribunali e patiboli, templi con i loro maghi e sacerdoti, villaggi sperduti dentro foreste inestricabili.

È questo un territorio infido: vi è facile perdersi, per scelta, per noia, per vizio o per sfuggire a qualcuno o qualcosa. È questo il paesaggio inselvatichito dove gli uomini regrediscono a livello bestiale, un luogo dove le donne, però, anche dopo la sofferenza, nonostante tutto, sono invece sempre capaci di ritrovarsi.

 

 

 

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