“La Ninnananna di Auschwitz” di Mario Escobar – RECENSIONE

2 Luglio 2019 0 Di Rosalba
Book Cover: "La Ninnananna di Auschwitz" di Mario Escobar - RECENSIONE

Carissimi Book Lovers, oggi Chiara ci parla di un libro meraviglioso, di una storia tragica e commovente, di una famiglia che ci dimostra come l’amore può dare la forza e la speranza anche quando sembra impossibile averne – Un romanzo che va dritto tra gli Indimenticabili.

 

Sinossi

Quando ogni speranza sembra vana, un singolo gesto può cambiare il mondo. Ispirato alla storia vera di una donna che ha sacrificato tutto per salvare le vite innocenti dei bambini di Auschwitz. In una mattina come tante del 1943, Helene Hannemann si sta occupando dei suoi cinque bambini, quando la polizia tedesca irrompe in casa. La paura più oscura di Helene si realizza quando gli agenti, sotto diretto ordine delle SS, prelevano i bambini e suo marito, a causa della loro discendenza rom. Anche se è tedesca, Helene si rifiuta di essere separata dalla sua famiglia e decide di affrontare insieme ai suoi cari un destino che non avrebbe potuto immaginare nemmeno negli incubi più spaventosi. Dopo una terribile marcia attraverso il continente, Helene e la sua famiglia arrivano ad Auschwitz e si ritrovano negli orrori del campo di concentramento. Suo marito Johann viene portato via, ma lei riesce a rimanere insieme ai figli. E quando i nazisti scoprono che, oltre a essere tedesca, è anche un'infermiera specializzata, Helene viene destinata all'ospedale del campo, dove dovrà lavorare accanto allo spietato dottor Mengele. Fisicamente ed emotivamente provata, Helene diventerà un rifugio per i bambini di Auschwitz: con la sua vita darà una straordinaria prova di gentilezza e altruismo in grado di illuminare il momento più buio della storia dell'umanità.

 

 

 

Desidero iniziare questa mia recensione celebrando Helene Hannemann, donna che considero fonte di grande ammirazione, stima, rispetto e madre coraggiosa la quale, cosciente del destino crudele ed agghiacciante al quale sarebbe andata incontro, non rinunciò per nessuna ragione alla sua adorata famiglia.

In una tranquilla mattina del 1943 lei, il marito musicista rom e i loro cinque figli furono prelevati con forza dalla polizia tedesca e costretti come bestie ad affrontare un interminabile viaggio che li avrebbe condotti al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove furono confinati, separati e costretti a subire dai loro sequestratori le torture, la ferocia, la disumanità e gli abusi che ancora oggi facciamo fatica a credere.

Unico barlume di speranza fu quando Helene,  privilegiata in quanto infermiera di razza pura ariana, ottenne dallo spietato dottor Mengele il compito di dirigere il Kindergarten, asilo all'interno del lager che avrebbe ospitato i piccoli prigionieri e che avrebbe rappresentato per loro l'unico angolo di paradiso in quell'inferno.

L'impiego permise alla donna e ai suoi figli di condurre una vita "migliore" o almeno, di SOPRAVVIVERE.

Con la sua voglia di vivere e il suo sconfinato altruismo, riuscì a regalare attimi di speranza e spensieratezza durante uno dei momenti più bui della storia dell'uomo.

Questo libro, scritto da Mario Escobar, per me rappresenta una delle più grandi dimostrazioni di amore, un sentimento che rimane vivo e che ha la forza di manifestarsi nonostante fosse coinvolto in un evento tragico come l'Olocausto, quell'Amore capace di trionfare seppur attorno avesse solo cenere e  distruzione, senza farsi mai sopraffare.

Un testo forte quello dello scrittore spagnolo, che mi ha fatto versare qualche lacrima e riportato indietro con la Memoria, in quei giorni in cui  la morte era per quella sfortunata gente  l'unica LUCE  e l'unica "SOLUZIONE" ad una vita oramai non più  degna di essere vissuta.

PER NON DIMENTICARE