
Mortacci mia di Piero Salabè – RECENSIONE

Carissimi Book Lovers, oggi vi parlo del romanzo di Piero Salabè "Mortacci mia", edito dalla casa editrice La Nave di Teseo.
Scheda Tecnica
- Titolo: Mortacci Mia
- Autore: Piero Salabè
- Data di Pubblicazione: 11 Aprile 2025
- Genere: Narrativa Contemporanea
- Casa Editrice: La Nave di Teseo
- Pagine: 384
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Trama
Un conturbante viaggio agli inferi, in una Roma surreale, alla ricerca di un padre scomparso. Pintor è un medico che ha lavorato tutta la vita al Policlinico. È un uomo dedito alla ricerca, innamorato della scienza. Un giorno, nella maniera più discreta possibile – abbandonando i suoi occhiali sul comodino – toglie il disturbo scomparendo nel nulla e lasciando i figli senza un perché. Mentre il resto della famiglia lo dà per defunto, Fabio e Lara non credono alla morte del genitore e decidono di cercarlo. Alcuni diari del padre indirizzano i due figli verso l’ospedale, nel frattempo chiuso e abbandonato. E se Pintor fosse proprio in quel Policlinico tanto amato, in qualche ala dimenticata, a portare avanti i suoi esperimenti? Fabio e Lara decidono così di avventurarsi tra laboratori sotterranei e padiglioni decaduti, in una città dei miraggi popolata di voci e visioni, dove i confini fra realtà, ricordi e immaginazione si fanno via via più labili. Piero Salabè firma un romanzo toccante e profondamente umano, popolato da personaggi straordinari. Una storia poetica e di debordante inventiva che è un corpo a corpo serrato con la memoria, con il desiderio di mantenere in vita, a ogni costo e con ogni mezzo, chi non c’è più.
È difficile incasellare Mortacci mia, perché questo romanzo è tante cose insieme: un noir psicologico, un racconto familiare, un romanzo d’atmosfera e perfino una meditazione sulla perdita e sull’amore filiale. Ma, soprattutto, è un libro che ti si incolla addosso con immagini potenti e una prosa poetica che scava nell’anima.
Tutto ha inizio con la scomparsa di Pintor, un medico e uomo di scienza, che sceglie di sparire senza spiegazioni, lasciando dietro di sé solo un paio di occhiali abbandonati. È un gesto discreto e insieme disperato. Un addio senza parole.
Mentre la famiglia lo dà ormai per morto, i figli Fabio e Lara non si rassegnano. La loro ricerca li conduce nelle viscere di una Roma tanto reale quanto immaginifica, dentro un Policlinico abbandonato che sembra uscito da un incubo, o da un sogno a occhi aperti. È lì che sperano di ritrovare il padre, o almeno qualche traccia della sua presenza, tra vecchi laboratori, padiglioni dimenticati, macchinari in disuso e corridoi infestati di ombre.
Ma Mortacci mia non è semplicemente una storia di ricerca. È un viaggio nelle pieghe della memoria, un corpo a corpo con il lutto e con ciò che resta dei legami affettivi.
Fabio e Lara si muovono in una Roma malinconica, surreale, sospesa, che sembra riflettere la loro stessa condizione interiore. La città diventa un personaggio vivo e pulsante, pieno di echi e voci. I confini tra passato e presente, tra realtà e sogno, si fanno sempre più sfumati. Non è solo il padre che cercano: è un senso, una verità, forse persino una redenzione.
Piero Salabè scrive con una penna elegante e visionaria. I suoi personaggi sono umanissimi, fragili, pieni di domande. La narrazione alterna momenti di grande poesia a squarci quasi gotici, in un ritmo ipnotico che avvolge il lettore. È un romanzo che parla di amore filiale, di perdita, di accettazione. Ma anche di scienza e di follia, di come la conoscenza possa diventare un’ossessione e di quanto sia labile il confine tra il genio e la disperazione.
Una storia che non lascia indifferenti. Ti accompagna nei suoi cunicoli oscuri, ti fa perdere e ritrovare, ti spinge a riflettere sul rapporto che abbiamo con chi non c’è più, su ciò che resta dopo la perdita e su quanto siamo disposti a fare pur di mantenere vivo un legame.
Un libro da leggere con attenzione e con il cuore aperto.
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